ELENCO GENERALE
Castello di Caccuri
Il castello di Caccuri ha origini molto antiche, edificato probabilmente nel VI sec. d.C. dai bizantini come presidio difensivo a guardia della valle del Neto. La fortificazione, costruita su una rupe posta a circa 650 m di altitudine, garantiva una straordinaria visuale del Marchesato e delle coste del mar Jonio. Nei secoli successivi il “castrum” perde la funzione militare, divenendo la residenza di famiglie prestigiose. Nel 1418 il castello è incluso tra i lasciti del Conte Carlo Ruffo di Montalto alla figlia Polissena che va in sposa al giovane Francesco Sforza, figlio appena diciassettenne di Muzio Attendolo. E’ proprio in virtù di questo matrimonio che il feudo di Caccuri passa agli Sforza e che il caccurese Cicco Simonetta segue Francesco a Milano, sino a divenire suo cancelliere, abile amministratore del Gran Ducato di Milano, nonché fine tessitore della politica milanese Quattrocentesca tanto che Niccolò Machiavelli, nel XVIII capitolo delle “Istorie Fiorentine” lo definì : “… messer Cecco, uomo per prudenza e per lunga pratica eccellentissimo…”). Nel XVI secolo inizia per il Castello un periodo di rapidi passaggi di proprietà, dalle famiglie Spinelli, Sersale e Cimino, sino al 1651, quando il feudo di Caccuri fu acquistato da Antonio Cavalcanti, Barone di Gazzella. Per i Cavalcanti, che acquisirono il titolo di Duchi di Caccuri, il castello rappresentò una stabile dimora per quasi due secoli; sono numerose le testimonianze che di questo periodo si possono ancora ammirare all’interno del castello : i portali in pietra e gran parte dell’impianto architettonico, gli affreschi su legno che adornano i soffitti di alcune stanze e soprattutto la splendida Cappella Palatina, che si conserva intatta e custodisce una collezione di dipinti Seicenteschi di Scuola Napoletana. Nel 1830 l’ultima erede dei Cavalcanti, la duchessa Rachele Ceva Grimaldi, vendette il feudo ai baroni Barracco. Don Guglielmo Barracco ne fece la propria dimora realizzando una serie di cospicui interventi di ammodernamento. I lavori, che furono progettati e diretti dall’ingegnoso architetto napoletano Adolfo Mastrigli, terminarono nel 1885 e trasformarono il castello in una residenza confortevole ed altamente tecnologica, la cui testimonianza più importante è senz’altro la particolare torre acquedotto. Dopo la morte di Guglielmo il castello fu disabitato per anni, fino a quando, nella prima metà del ‘900, ai Barracco subentrarono gli attuali proprietari, la famiglia Fauci, originaria di Isola di Capo Rizzuto. Nell’ultimo decennio, grazie ad un meticoloso e prudente restauro conservativo, Romeo Fauci ha ridonato al castello l’antico splendore, preservandone l’autenticità : oggi il Castello di Caccuri è una dimora storica Ottocentesca “vissuta” ed arredata, volta ad ospitare attività culturali ed eventi di rappresentanza, oltre che resort di classe elevata infatti le lussuose suite aperte all’ospitalità su prenotazione rendono il castello di Caccuri un B&B suggestivo ed assolutamente unico nel suo genere con la possibilità di vivere le atmosfere autentiche ed emozionanti della dimora, magari leggendo un vecchio libro della biblioteca, cenando a lume di candela nel salone dei banchetti, per poi sorseggiare un cognac nello studio sulle note di un sottofondo jazz, o ammirando il panorama dallo splendido giardino pensile. Altra perla del castello è la cappella Palatina databile intorno al 1669, anno in cui Antonio Cavalcanti ottiene l‟indulto “oratorii privati in domo suae abitationis”. L’interno è ad aula, ripartito da un arco di trionfo sul quale spicca lo stemma dei Cavalcanti e che segna l’accesso alla zona presbiteriale, caratterizzata dall’originario soffitto ligneo a cassettoni con decorazioni dipinte. L’altare maggiore, in legno laccato e dorato, ha una fitta decorazione acantiforme, presente anche sulla esuberante cornice della pala d’altare che raffigura Santa Barbara. L’altare laterale, decorato con stucchi in stile rococò, è dedicato a San Gaetano da Thiene. Di grande interesse artistico è l‟inedita e originale collezione di dipinti Seicenteschi di Scuola Napoletana, tra cui la “Maddalena penitente con paesaggio” di Micco Spadaro (1610-1675) ed il “Miracolo di San Tommaso d’Aquino“ di Domenico Maria Muratori (1661-1742). La Cappella, i cui altari sono entrambi consacrati, conserva intatti gli arredi e le res sacrae originali (candelieri, messali, paramenti sacri). Di particolare pregio la porta a vetri dipinti di gusto neorinascimentale, realizzata nel 1893.