Castelli Calabresi


ELENCO GENERALE

1) Le Castella

2) Castello di Roseto

3) Castello Carafa

4) Castello della Valle

5) Castello Ruffo di Scilla

6) Castello ducale di Corigliano

7) Castello Murat

8) Castello Normanno-Svevo di Cosenza

9) Castello Carlo V

10) Castello Aragonese di Reggio Calabria

11) Castello Ruffo di Nicotera

12) Castello Svevo di Rocca Imperiale

13) Castello di Caccuri

14) Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia

15) Castello Aragonese di Castovillari

16) Castello Normanno di Stilo

17) Castello di Belvedere marittimo

18) Regio Castello di Amantea

19) Castello di Squillace

20) Castello Normanno di Amendolara

21) Castello Galluppi

22) Castello di Serragiumenta

23) Castello di Gioiosa

24) Castello Gallelli di Badolato

25) Castello di San Mauro

Castello Aragonese di Castovillari



Imponente complesso di età tardo-medievale, il castello si erge sopra un istmo pianeggiante del borgo antico di Castrovillari, a strapiombo sulle valli del Coscile e del Fiumicello. Nel 1490, per volontà del re Ferdinando d’Aragona, quasi certamente sul sostrato di un fortilizio più antico di età sveva, venne fortemente ristrutturato. Giunto in Calabria per sedare l’infausta congiura dei Baroni, Ferdinando fece rinforzare alcuni castelli ritenuti strategici per il controllo dei suoi possedimenti. Sul portale d’ingresso, lo stemma delle armi reali aragonesi, affiancato da due putti, reca anche una scritta dedicatoria in latino, secondo la quale Ferdinando I d’Aragona fece costruire il castello Castrovillarese per tenere a freno i cittadini che più volte si erano ribellati al dominio straniero. L’imponente costruzione di Castrovillari, adibito a carcere dal 1495 al 1995, si presenta come un unico blocco murario trapezoidale all’esterno e rettangolare all’interno, interrotto soltanto da quattro torri angolari cilindriche, ed era circondata, in epoca antica, da un profondo fossato che alcuni studiosi ritenevano pieno d’acqua, mentre altri sostenevano che vi fossero allogati dei “capannati” ( in realtà nell’architettura militare del XV secolo non prevedeva l’acqua nei fossati). Era altresì dotata di un ponte levatoio, ma era priva di finestre ed aperture notevoli e dovevano esserci soltanto feritoie, caditoi e rare fenditure di difesa. Ad un indagine più approfondita, risulta che la torre posta a nord-ovest, nei pressi del Ponte della Catena, ha una pianta poligonale con i lati irregolari e ciò farebbe pensare ad una struttura innalzata sui ruderi di una torre preesistente di epoca normanno-sveva. La torre più grande, invece, il cosiddetto “mastio”, decorata da archetti pensili (beccatelli), è tristemente nota come la “torre infame” (o “della fame”, secondo alcuni storici), a causa delle punizioni terribili inflitte ai prigionieri in essa rinchiusi. L’interno attualmente presenta un ampio arioso cortile in cui si aprono gli ingressi alle varie abitazioni. I sotterranei della torre, sono caratterizzati da una serie di corridoi bui, di passaggi segreti e di umide e tetre stanze dalle volte a botte. E’ plausibile che il castello sia stato progettato, come gli altri in Calabria, secondo i criteri architettonici del celebre ingegnere militare Francesco di Giorgio Martini, operante alla corte d’Aragona, anche se le fonti storiche locali parlano del Castrovillarese Paolo Giannitello come costruttore del maestoso edificio. In verità molti studiosi ritengono che il nome del Giannitello sia quello del notaio che aveva redatto un atto di vendita i cui denari, trecentosessanta ducati, servirono appunto per la costruzione del castello. Carlo V vendette il borgo di Castrovillari alla nobile e crudele famiglia Spinelli di Cariati, per poi essere ceduta ai Sanseverini e ripresa dagli stessi Spinelli che crearono una atmosfera di terrore in città. Ancora più atroce fu l’800, quando, durante la lotta al bigantaggio, la “torre infame” divenne teatro di orrendi delitti, anche a causa di un feroce e crudele carceriere, Francesco Minervini da Cassano. Costui, descritto da diversi storici, era alto e giallastro in viso, aveva lunghi e scarmigliati capelli e portava con sé una lunghissima mazza con la punta di ferro, con la quale infieriva barbaramente contro i prigionieri, seppellendoli vivi, senza né acqua né cibo, nei sotterranei. Si racconta che, attraverso camminamenti sotterranei si giungesse direttamente dal castello a palazzo Cappelli, sede del Tribunale della città a partire dal 1862.





















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